L'importanza del leggere


Lettera a un bambino mai nato
di
Oriana Fallaci

Dopo la bellezza di 15 anni, ho riletto queste bellissime e contemporaneamente, ma tremendamente vere, righe. Ricordo che all'epoca rimasi affascinata dal coraggio  di questa donna ma anche da quanto sia instabile la nostra mente ed il nostro cuore, ci sono argomenti che riusciamo con difficoltà ad affrontare, persino quando sei dentro a situazioni così particolari. Ricordo di aver pensate che mai si dovrebbe giudicare una donna per qualsiasi decisione a riguardo e continuavo a domandare come mai, ancora si vive così di facciata, per apparenze (ed allora erano gli anni novanta). 
Oggi mi viene la pelle d'oca nel rileggere. Le mie esperienze mi hanno cambiato tantissimo, sicuramente sono meno spensierata, allora mi sentivo potente, avrei spaccato il mondo, oggi...mi viene quasi da ridere, oggi sono più realista, sono meno ottimista e quel fuoco che ardeva dentro di me si è quasi spento. Oggi so cosa vuole dire perdere un figlio, il mio in modo prematuro, dopo averlo cullato nella mia pancia per poco più di sei mesi, dopo averne ascoltato i suoi calci, le risposte alle mie carezze, dopo averlo visto e sentito crescere dentro di me e dopo essermi innamorata follemente di lui, di Matteo. Quelle righe entrano nel cuore con una crudezza che non fa male, anzi, fa riflettere e ti fa capire che mai ci sarà risposta alla perdita di un figlio che non vuole nascere o come nel mio caso, vuole nascere troppo presto per poter affrontare la durezza di questa vita. Matteo voleva nascere, forse era come me, con quella voglia di scoprire, ma come madre non sono riuscita a trattenerlo dentro la sua casa che lo avrebbe preparato alla vita. A sei mesi e poco più di gestazione si sentiva pronto, ma non è stato così, non lo era. Matteo mi ha stravolto la vita in tutti i sensi, lui c'è ancora perchè non ho avuto più il coraggio di ricercalo (anche se lui non sarebbe più tornato, lui era lui, basta, le repliche la vita non le concede) ed io non ho mai voluto avere qualcun altro. Razionalmente so che è insostenibile un discorso così, ma sentimentalmente non ho più voluto ALTRI bambini. Come nel libro della Fallaci, mi sono arrivati ben troppi consigli su cosa dovevo o non dovevo fare, troppe sollecitazioni a riavere un figlio da chi neanche ti conosceva. La saccenza di quelle donne che avendo dei figli pensano di saper tutto, pensano che solo loro possono dirti come reagire a ciò, che per fortuna, non hanno mai provato, infatti, chi ha vissuto una simile esperienza, bada bene a non dare consigli ma a rispettare la volontà di altre. 
Ancora oggi, siamo circondati da coloro che giudicano, lo fanno per quanti figli hai, troppi o troppi pochi, se non ne hai, se hai più di un cane (hussignor mi è toccato pure questa), se ti cambi spesso, se sei spettinata o vai troppo dal parrucchiere, se ingrassi o dimagrisci. Ancora oggi e forse più di prima, le gente non si fa i propri zebedei!

La Fallaci, in questo libro degli anni settanta, ha raccontato una storia che vale anche oggi, perchè poco è cambiato.

Leggetelo, donne con o senza figli, ragazze che diventeranno madri o che quel figlio non lo hanno voluto. Leggetelo uomini perchè forse capirete un pò meglio cosa vogliano dire, quelle lacrime che scendono lentamente, che ti straziano il cuore ad un "ne rifarai un altro al momento giusto".
Leggetelo perchè capire che chi è diverso da noi, chi vive la propria vita diversamente da noi, non è quello lo sbagliato, non è il matto, vediamo solamente il mondo da angolazioni diverse.

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