Un racconto importante...

Oggi ho voglia di racconti e per me, l'apoteosi del racconto è rappresentata da un solo autore, Charles Dickens.

Il grillo del Focolare

"Fu il Ramino a incominciare. Non state a raccontarmi ciò che dice la signora Peerybingle, perché io sono meglio informato di lei. La signora Peerybingle può benissimo affermare fino alla fine dei tempi di non essere in grado di dire quale fu di loro a incominciare, ma io dico che fu il Ramino, e credo che dovrei saperlo.Fu il Ramino a cominciare, cinque minuti buoni prima che il Grillo facesse sentire uno solo dei suoi trilli, stando al piccolo orologio olandese, dal colorito cereo, collocato nell'angolo.Come se l'orologio non avesse finito di battere l'ora, e il piccolo falciatore convulso che vi stava in cima e spingeva la sua falce a destra e a sinistra davanti al palazzo moresco non avesse finito di falciare una bella distesa di fieno immaginario, prima che il Grillo entrasse nella conversazione!Non è nel mio carattere pretendere di aver ragione ad ogni costo. Tutti lo sanno. Per nessun motivo al mondo vorrei sostenere la mia opinione contro quella della signora Peerybingle, se non fossi pienamente sicuro, nel modo più assoluto; nulla potrebbe indurmi a farlo.Ma questa è una questione di fatto, e il fatto è che fu il Ramino a incominciare, almeno cinque minuti prima che il Grillo desse il più piccolo segno di vita.Se mi contraddirete, dirò che i minuti furono dieci.Permettete che vi racconti esattamente in che modo accadde.Avrei cominciato a farlo fin dalle mie prime parole, se non fosse stato per la semplice considerazione che se debbo raccontare una storia, bisogna che incominci da principio; e come è possibile incominciare dal principio, senza cominciare dal Ramino?Sembra quasi che ci fosse una specie di gara o una prova di abilità, comprendete, tra il Ramino e il Grillo. Ed ecco che cosa fece nascere quella gara e il modo col quale questa si svolse.La signora Peerybingle, uscendo di casa nel crepuscolo rigido e camminando rumorosamente sulle pietre bagnate con un paio di zoccoli che lasciavano per tutto il cortile innumerevoli impronte sommarie della prima proposizione di Euclide, empì il Ramino fino al beccuccio.Tornata subito dopo, senza gli zoccoli, ciò che voleva dire molto, giacché gli zoccoli erano alti e la signora Peerybingle piccolina, collocò il Ramino sul fuoco.Nel far questo, perdette per un momento la pazienza, giacché l'acqua, che era, oltreché straordinariamente fredda, in quello stato viscido, fangoso, fatto di neve sciolta, nel quale sembra che riesca a penetrare attraverso qualunque genere di sostanza, zoccoli compresi, si era impadronita delle dita dei piedi della signora Peerybingle e le aveva perfino spruzzate le gambe.E quando siamo piuttosto orgogliosi, e non senza ragione, delle nostre gambe e teniamo in modo particolare ad essere a posto in fatto di calze, la cosa per un momento ci appare difficilmente sopportabile.Per di più, il Ramino era esasperante e ostinato. Non si lasciava aggiustare sul sostegno; non voleva sentir parlare di adattarsi benevolmente ai pezzi del carbone; insisteva nell'inchinarsi in avanti con l'aria di un ubriaco e a gocciolare sul focolare, come un Ramino veramente idiota.Era litigioso e fischiava e schizzava sul fuoco di pessimo umore.Per concludere, poi, Il coperchio, resistendo alle dita della signora Peerybingle, da principio si mise tutto di traverso, poi, con una pertinacia ingegnosa, degna di miglior causa, scivolò di lato andando a finire proprio in fondo al Ramino.E lo scafo della Royal George non ha mai opposto ad esser riportato a galla nemmeno metà della mostruosa resistenza che il coperchio di quel Ramino oppose alla signora Peerybingle, prima che questa riuscisse a ritirarlo su.Anche allora conservò un'aria imbronciata e caparbia; ostentava il manico quasi in atto di sfida e rivolgeva il suo beccuccio verso la signora Peerybingle con una mossa insolente e ironica, come se avesse voluto dire: Non voglio bollire. Niente riuscirà a farmelo fare.Ma la signora Peerybingle aveva ricuperato il buon umore; e, fregando l'una contro l'altra le manine grassocce, si sedette ridendo di fronte al Ramino.Nel frattempo, la vampa gioiosa saliva e scendeva proiettando il suo riflesso luminoso sul falciatore in cima all'orologio olandese, cosicché si poteva pensare che questi fosse immobilizzato per sempre davanti al palazzo moresco e che non ci fosse altra cosa in moto tranne la fiamma.Pure, anche lui era in moto e aveva i suoi spasmi, due al secondo, con regolarità perfetta; ma le sue sofferenze, quando l'orologio stava per battere l'ora, erano una cosa terribile a guardare; e quando da una finestrella del palazzo si affacciò un cuculo e fece sentire sei volte le sue note, il suono lo scosse ogni volta come se fosse stato quello di una voce spettrale o come se qualcosa gli avesse fatto il solletico nelle gambe. ...Fu soltanto dopo una violenta commozione e dopo che fu completamente cessato un rumore stridente tra i pesi e le corde che stavano sotto di lui, che questo falciatore atterrito tornò ad essere quello di prima.Quel suo trasalire era spiegabile, perché quegli scheletri di orologi, tutti ossa rumorose, sono molto sconcertanti nelle loro azioni, tanto che io mi domando come possano esistere uomini e soprattutto come possano esistere olandesi che si divertano ad inventarli.Infatti, è una credenza popolare che gli olandesi amino vesti ampie e pesanti per la loro persona e perciò dovrebbero essere abbastanza intelligenti da non lasciare così privi di protezione i loro orologi.Fu in questo momento, notate bene, che il Ramino cominciò a passare la serata. Fu in questo momento che il Ramino, divenuto mite e musicale, cominciò ad avere in gola un gorgoglio irreprimibile e ad abbandonarsi a piccoli rumori vocali che troncava immediatamente, come se non si fosse ancora completamente deciso a partecipare alla conversazione.Fu in questo momento che, dopo due o tre di questi vani tentativi per soffocare i propri sentimenti socievoli, abbandonò del tutto il cattivo umore e la riservatezza, ed esplose in un torrente di canto, così gentile e così ilare come neppure il più pazzo degli usignoli avrebbe potuto neanche lontanamente immaginare.E così semplice, per di più. Credete a me, avreste potuto capirlo come un libro, e meglio di certi libri che voi ed io potremmo indicare. Col respiro caldo, che esalava in una nube leggera, la quale ascendeva allegra e graziosa nell'aria per andare a fermarsi nell'angolo del camino, come se quello fosse stato il suo cielo particolare, cantava la sua canzone con la robusta energia, frutto dell'allegrezza, che il suo corpo di ferro traeva dal fuoco; e perfino il coperchio, quel coperchio ribelle di poco prima - tale è l'influenza dei buoni esempi -eseguiva una specie di danza, battendo come un giovane timpano sordomuto che non avesse mai conosciuto l'esistenza del proprio fratello gemello.Non c'è dubbio che questa canzone del Ramino era una canzone di invito e di benvenuto per qualcuno che era fuori della porta, qualcuno che in quello stesso momento si dirigeva verso quella casetta accogliente e il suo fuoco vivace.La signora Peerybingle lo sapeva perfettamente, mentre stava seduta a riflettere davanti al focolare. La notte è buia, cantava il Ramino, e le foglie morte coprono la strada; e in alto tutto è nebbia e oscurità, in basso tutto è mota e creta; e in tutta quell'atmosfera triste e tenebrosa c'è un unico conforto, anzi non so nemmeno se si possa chiamarlo tale, perché è soltanto un chiarore di un violaceo profondo e violento, là dove il sole e il vento hanno acceso d'accordo un incendio nelle nuvole per punirle di esser colpevoli di un tempo simile; e la campagna aperta è a perdita d'occhio una lunga e monotona distesa di nero, e c'è il gelo sull'indicatore stradale e il ghiaccio sciolto sulla strada; e il ghiaccio non è acqua e l'acqua non è libera, e non si può dire che una sola cosa sia come dovrebbe essere; però lui sta venendo, venendo, venendo!A questo punto, se permettete, il Grillo si fece sentire! Con un cri-cri di tale grandezza che sembrava un coro, con una voce così stranamente sproporzionata alle sue dimensioni in confronto con quelle del Ramino (dimensioni! Se non si riusciva nemmeno a vederlo!), che se in quel momento fosse scoppiato come un cannone troppo carico, se fosse caduto sul posto vittima di se stesso e a forza di trillare avesse ridotto in cinquanta pezzi il suo corpicino, questo sarebbe sembrato un risultato naturale e inevitabile, oggetto espresso della sua fatica.Il Ramino aveva finito il suo a solo. Continuò con ardore immutato; ma il Grillo assunse la parte di primo violino e se la tenne. Gran Dio, come trillava!La sua voce acuta, tagliente, penetrante risuonava per tutta la casa e sembrava vibrare nell'oscurità esterna come una stella. Nei momenti in cui squillava più forte c'erano in essa un trillo e un fremito indescrivibili che facevano pensare che a metterla in moto ed a farla balzare fosse la stessa intensità del suo entusiasmo.Ciò nonostante, Grillo e Ramino andavano molto bene insieme. Avevano entrambi lo stesso dovere di cantare, ed entrambi, emuli l'uno dell'altro, cantavano sempre più forte, sempre più forte.La bionda piccola ascoltatrice - giacché era bionda e giovane, benché con una certa tendenza ad essere un po' rotondetta, cosa che a me personalmente non dispiace - accese una candela, diede un'occhiata al falciatore in cima all'orologio, il quale stava accumulando un buon raccolto di minuti, e guardò fuori della finestra dove per l'oscurità non vide altro che l'immagine del suo stesso volto riflessa nel vetro; e per conto mio penso, e pensereste lo stesso anche voi, che avrebbe potuto guardare molto a lungo senza trovar cosa alcuna altrettanto piacevole.Quando tornò indietro e riprese il suo posto sulla sedia, il Grillo e il Ramino stavano ancora continuando la loro furiosa competizione, ed era ormai chiaro che la debolezza del Ramino era costituita dal fatto che non si rendeva conto di esser battuto.In questa contesa c'era tutta l'eccitazione di una corsa. Cri-cri- il Grillo è avanti un miglio.Hum-hum - il Ramino cerca di ridurre le distanze. Il Grillo supera la curva, il Ramino gli sta attaccato alla sua maniera, senza nessuna intenzione di cedere; il Grillo si sforza di finirlo, il Ramino non si lascia finire - talché alla fine i due si trovano talmente mescolati insieme nella foga della gara che sarebbe occorsa una intelligenza più acuta della vostra o della mia per poter decidere con una certa dose di certezza se era il Ramino che trillava e il Grillo che borbottava, oppure il Grillo che trillava e il Ramino che borbottava, oppure se l'uno e l'altro trillavano e borbottavano insieme.Però, una cosa è certa, e cioè che nello stesso preciso istante, e per una forza di amalgamazione che essi stessi erano i soli a conoscere, Ramino e Grillo mandavano, l'uno e l'altro, il loro canto di conforto accanto al focolare, in un raggio della candela che brillava fuori della finestra ed era visibile a grande distanza dalla strada.E questa luce, investendo un certo individuo che in quel momento le si avvicinava nell'oscurità, gli rivelò letteralmente in un batter d'occhio tutta la situazione e gli gridò:«Benvenuto a casa, vecchio mio! Benvenuto a casa, ragazzo!».Raggiunto questo scopo, il Ramino, ormai irrimediabilmente battuto, si mise a traboccare nel bollore e fu tolto dal fuoco. A questo punto la signora Peerybingle corse verso la porta dove, mentre si udivano a un tempo le ruote di un carro, lo scalpitare di un cavallo, la voce di un uomo, i latrati di un cane eccitato e mentre si verificava la comparsa sorprendente e misteriosa di un bambino lattante, apparve subito l'uomo lungamente atteso.lo non so da dove fosse venuto fuori il bambino né in che modo la signora Peerybingle abbia potuto impadronirsene in quel baleno di tempo: ma so che nelle braccia della signora Peerybingle c'era un bambino vivo, ed essa sembrava provarne un considerevole orgoglio, quando venne attirata gentilmente verso il fuoco dalla robusta figura di un uomo, molto più grande e molto più vecchio di lei, il quale per baciarla dovette piegarsi assai profondamente.Ma la cosa valeva la pena. Sarebbe stato capace di farlo anche un uomo di più di due metri, e con la lombaggine.«Mio Dio, John», disse la signora Peerybingle, «in che stato sei con questo tempo!»Era indiscutibilmente in uno stato piuttosto deplorevole. La nebbia fitta gli era rimasta appesa in ghiaccioli sulle ciglia, simile ad una rugiada candita.E per l'azione combinata della nebbia e del fuoco, perfino nei suoi baffi c'era l'arcobaleno.«Ah sì, Dot», rispose John lentamente, sciogliendosi dal collo uno scialle e riscaldandosi le mani. «Non... non è proprio un tempo da estate. Quindi non c'è da meravigliarsi.» «John, vorrei che tu non mi chiamassi Dot. Non mi piace"

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